Thursday, March 10, 2011

King and King

Leggo sul blog dell'Unita` curato da Simonetta Cavalli il seguente post, che io leggo come una riflessione sul rapporto tra genitori e figli. Ne consiglio vivamente la lettura.


Spero non me ne voglia l'autrice se uso il suo post come introduzione al mio post di oggi.
Ho la fortuna di vivere e di crescere un figlio in Massachusetts, luogo in cui i matrimoni tra persone dello stesso sesso sono legali. Ho la fortuna di vivere e di crescere un figlio in un contesto in cui le famiglie sono definite soprattutto e innanzitutto come un luogo in cui ci si vuole bene e in cui ci si puo` volere bene in tanti modi diversi ( e lo dico pensando anche a questi dati, tristi e terribili,riguardanti l'Italia).
Anche qui, pero`,  c'e` chi non gradisce che le persone si vogliano bene in modi diversi dai propri, e si lamenta che le maestre a scuola, nella biblioteca, tengano libri come 'King and King' ( re e re). 
Questo libro per bambini e` la storia di un principe a cui non piacciono le principesse. Spinto dalla madre si mette alla ricerca di una sposa, ma la ricerca si rivela infruttuosa fino a che non conosce il fratello di una potenziale futura moglie, se ne innamora, e lo sposa. 
Se siete interessati, ho trovato su youtube un bel video in cui questa storia e` messa in scena  da una famiglia vera, composta da due papa`, una figlia e un figlio, e da alcuni loro amici. 
L'eteronormativita` e `una questione problematica nel nuovo come nel vecchio mondo. Ci sono  pero` anche iniziative interessanti, come questa.
Sono convinta che la diversita` sia una forma di bellezza non molto valorizzata: nel mio piccolo, cerco di farlo.

Thursday, March 3, 2011

APA

Segnalo un articolo apparso sulla versione online del quotidiano L'Unita`.
Alla vigilia della redazione, prevista per il 2013, del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali da parte della American Psychiatric Association, pare che alcuni disturbi presenti nella versione precedente- del 2000, ma ancora valida oggi-saranno eliminati. Questo significa che le persone che soffrono, ad oggi, di disturbi di personalita` ( paranoia, narcisismo, istrionismo tra gli altri), a partire dal 2013 saranno, volenti o nolenti, considerati 'guariti'. Una bella notizia? Forse si, forse no. Sicuramente questa scelta, se confermata, avra` delle conseguenze significative in ambito medico, assicurativo, sociale, e personale. Non e` questo ovviamente il luogo per trattare nello specifico la natura di questi cambiamenti, ma mi preme far notare come ci sia, alla fine, una certa arbitrarieta` nel definire cosa sia o non sia 'normale'. Un altro esempio, insomma, di quanto Foucault avesse ragione. 

Sunday, February 20, 2011

discorsi faziosi

Si fa un gran parlare di 'neutralita`', di ' oggettivita`', di 'contraddittorio' in questi giorni in Italia. Soprattutto alcuni portavoce della attuale maggioranza, spesso all'interno di accese critiche nei confronti dei Santoro e Travaglio di turno (ma non solo), si appellano a questa 'commonsensical' versione della liberta` di espressione. Su questo punto vorrei concentrare la mia riflessione di oggi.

Innanzitutto, alla luce di quanto detto anche in questo blog sul lavoro di Foucault, non posso che guardare con sospetto riferimenti al 'senso comune', l'utilizzo dell'avverbio 'naturalmente', o il ricorso alla retorica della 'ovvieta`' di un qualsivoglia giudizio morale. Proprio li`, in quei 'naturalmente', in quei ' e` ovvio', almeno potenzialmente,  si puo` trovare l'opera di 'normalizzazione' a cui mi riferivo in un precedente post. Proprio in cio` che percepiamo  come acriticamente 'naturale' e 'ovvio' si puo` nascondere una forma di potere. Allora le mie domande diventano: cosa sta dietro all'appello all'oggettivita`, al contraddittorio, alla neutralita`? Cosa sta dietro all'appello al senso comune, al richiamo all'ovvieta`, al 'tutti capiranno che'? Cosa vuole CREARE una tale retorica ( Butler parlerebbe, basandosi sul lavoro del celebre linguista Austin, di 'performativita`")? Puo` essere un modo di attuare una opera di 'normalizzazione? In soldoni,  l'appellarsi a un ipotetico preesistente 'ragionare e sentire comuni' puo` essere considerato un modo per CREARE, invece, UNO specifico ( e quindi vantaggioso solo per alcuni) 'ragionare e sentire'? 
Il mio lavoro di antropologa, per parafrasare Levi-Strauss, e` quello di tentare di porre domande appropriate e non tanto di fornire risposte. Tuttavia, mi pare davvero di leggere, alla luce di alcune delle  piu' fondamentali discussioni epistemologiche della mia disciplina, un tentativo 'normalizzante' ( deliberato o meno, non mi interessa) dietro a questi onnipresenti appelli alla 'non-faziosita`' di discussioni, manifestazioni, e tipologie di trasmissioni giornalistiche. 
Uno sguardo 'non fazioso', infatti, semplicemente NON ESISTE. 
Tutti quanti, infatti, quando osserviamo, scriviamo, raccontiamo lo facciamo da un determinato punto di vista-il nostro. Selezioniamo informazioni, ne giudichiamo la rilevanza, siamo sensibili a certi e non altri aspetti dei 'fenomeni' a cui siamo di fronte. La pretesa di 'oggettivita`' non e` infatti altro che una illusione, spesso una convenzione, sempre una 'menzogna' narrativa. Ed e` proprio a questo punto che, a mio parere, la questione epistemologica diventa questione morale.
Cosa sta dietro al tentativo di 'normalizzare' i punti di vista? Che cosa sta dietro al 'nascondere' il proprio punto di vista dietro una presunta 'oggettivita`? 
Non e` forse piu` 'vero' e moralmente accettabile, allora, dichiarare apertamente ed esplicitamente la propria 'faziosita`' invece che pretendere di non essere faziosi?






Thursday, February 17, 2011

mille e una donna

Oggi segnalo alla vostra attenzione una donna, un libro, e una video-intervista del Corriere.


Lei e` Joumana Haddad, una donna libanese in Italia (o una italiana in Libano) che ha qualcosa di interessante da dire su donne e uomini, corpi ed emancipazione e molto altro. Una citazione significativa ( per me)? "Non potrei mai vivere facendo una sola cosa, devo nutrire tutte le mie personalità".
Il libro e` 'Ho ucciso Sharahzad' ( la protagonista de "le mille e una notte') e la video-intervista, credo, merita 6 minuti del nostro tempo...








Monday, February 14, 2011

Disciplinatevi!

Eccomi qui di nuovo, all'indomani della manifestazione di cui ho parlato in altri post. Si parla di almeno un milione di persone in piazza :)!

Oggi segnalo un articolo, pubblicato settimana scorsa sul Corriere online e firmato da Olivia Guaraldo per due motivi: il primo e` che fornisce una analisi della situazione italiana contemporanea allo stesso tempo sofisticata e, tutto sommato, accessibile, il secondo e` che mi fornisce l'occasione per iniziare a parlare di Foucault, un pensatore a me molto caro e di cui, purtroppo, in Italia si parla sempre troppo poco. Mi scuseranno i lettori piu` adusi a letture foucaultiane per la- sicuramente eccessiva -semplificazione.
Vorrei partire dal contestualizzare alcuni dei termini foucaultiani che Guaraldo, un filosofo politico ( si`, dico 'filosofo' anche se e` una donna), utilizza nell'articolo: 'normalizzazione' e 'disciplinamento'.
L'attenzione principale di Foucault ( morto nel 1984) e` stata l'analisi delle relazioni di potere presenti nella societa` ( va ricordato che si e` occupato prevalentemente del mondo occidentale). Il suo nucleo teorico ruota attorno all'idea che, con la modernita`, sono cambiate le modalita` di esercizio del potere nella societa`. Da un modello, diciamo, in cui vi era un diretto esercizio del potere dall'alto da parte del sovrano (che aveva, tra l'altro, il potere sulla vita e sulla morte dei suoi sudditi), si e` passati ad un modello che vede la contemporanea presenza di molte tecniche di 'controllo' meno gerarchizzate ma non per questo meno efficaci nel 'governare' la vita delle persone ( Foucault parla di 'governamentalita`). In altre parole, se un tempo 'norma' ( cio` che e` tipico, standard, comune)  e 'legge' non erano sinonimi, da un certo momento in avanti lo sono diventati. 
Questo cambio di prospettiva nel concepire il ruolo e le modalita` di azione del potere non e ` stato privo di conseguenze ( e voglio far notare che non sto dando qui giudizi di valore ). Alla 'sudditanza' della schiavitu`e dello sfruttamento si sostituisce ( meglio, si accompagna) la sudditanza  della 'normalizzazione' ( cioe` del rendersi conforme alla 'norma'). 
Come avviene questa normalizzazione, questo nuovo modo di esercizio del potere? Chi 'decide' cosa e` 'normale' e cosa non lo e`? Secondo quali criteri? A vantaggio di chi?

Ci sono tante dimensioni in gioco, a questo punto, e tutte interconnesse (dalla bio-politica alla soggettificazione al potere del sapere, per citare solo alcuni termini-chiave del pensiero di Foucault). Oggi mi soffermo su una sola di queste, quella che Guaraldo chiama 'disciplinamento'.

Per il filosofo francese istituzioni quali scuole,  manicomi e ospedali  ( ma anche la televisione, nel discorso di Guaraldo) sono da considerare agenti attivi nell' opera di 'normalizzazione' della popolazione in quanto sono istituzioni 'disciplinanti'. Queste istituzioni, infatti, accanto ad altre funzioni, hanno anche quella di 'educare' i 'corpi docili' dei membri della societa` a diventare conformi alla 'norma' attraverso pratiche di controllo sui comportamenti, emozioni e atteggiamenti ( psichici e fisici) delle persone. Questo e`, infatti, il significato della parola disciplina. 
L'azione disciplinante da parte del 'potere' e` quello che Guaraldo chiama 'disciplinamento'.

In altre parole, certi tipi di comportamenti, di emozioni, di movimenti del corpo e non altri sono appropriati e diventano quindi 'normali' e certi altri non lo sono e diventano, quindi, 'anormali'. 

Le conseguenze di questo modo di vedere l'azione nel potere nelle nostre vite sono molte. Vorrei soffermarmi su due di queste. 

La prima e` che, nella nostra societa`, 'normale' e` sinonimo di 'sano'. La naturalizzazione  ( o persino biologizzazione, come nel caso di certi dibattiti su 'gay si nasce') di certi comportamenti sociali implica, percio`, che chi non e` conforme a cio` che secondo SOLO ALCUNI e` 'normale', e` considerato 'malato'.

La seconda e` che la disciplina non e` solamente qualcosa che riceviamo dall'esterno. Nel tempo, infatti, essa diventa come una 'seconda pelle' per ognuno di noi: in altre parole DIVENTIAMO NOI I 'DISCIPLINATORI' DI NOI STESSI . Il che significa che per 'governarci' non c'e` piu` bisogno di ricorrere ai capricci di un sovrano...

Un esempio pratico ( semplificando)?
Le bambine, tradizionalmente, non si devono arrabbiare. 
Se una bambina riceve uno spintone le viene insegnato di denunciare il fatto alla maestra. 
Nei bambini, invece, arrabbiarsi e` considerato anche segno di carattere.
Se un bambino riceve uno spintone, gli viene insegnato di restituirlo- magari piu` forte ( o, per lo meno, viene tollerata una simile reazione). 

Quali sono le implicazioni foucaultiane di quest'esempio?
Di fronte agli spintoni metaforici e non della vita, le bambine, per essere considerate donne e sane, non devono arrabbiarsi; i bambini, per essere considerati uomini e sani devono mostrare di saperlo fare. Chi non si adegua, lo fa a scapito di essere considerato tale ( uomo o donna sani) e lo fa al prezzo di varie forme di stigmatizzazione sociale.

Monday, February 7, 2011

L'altra Concita

Approfitto di questo spazio che mi sono ritagliata per dar voce ad un disagio che questo gran parlare di manifestazioni di donne, di uomini, di uomini e donne eccetera mi sta procurando.
Premetto che sono firmataria dell'iniziativa dell'Unita`"Se non ora quando". Il fatto che il mio nome compaia tra le circa 80000 firme che il celebre quotidiano fondato da Gramsci ha sinora raccolto certo non mi trattiene dal notare -e far notare-  quanto grandemente infelice sia il testo che giustificherebbe la raccolta delle firme. Lo riporto qui di seguito

Sono sicura, so con certezza che la maggior parte delle donne italiane non è in fila per il bunga bunga. Sono certa che la prostituzione consapevole sia la scelta, se scelta a queste condizioni si può chiamare, di una minima minoranza. È dunque alle altre, a tutte le altre donne che mi rivolgo. È il momento di rispondere forte: dove siete, ragazze? Madri, nonne, figlie, nipoti, dove siete. Di destra o di sinistra che siate, povere o ricche, del Nord o del Sud, donne figlie di un tempo che altre donne prima di voi hanno reso ricco di possibilità uguale e libero, dove siete? È il momento di dire: «Ora basta». 

Cara Concita, mi sa che, presa dalla foga dell'indignazione per le vicende di 'Villa Arzilla' ( cosi` Gad Lerner ha ribattezzato la dimora di Arcore di B.), non hai contato fino a 10 prima di toccare la tastiera del computer. Eh si`, perche`, come finalmente sto leggendo in questi giorni, qualche persona come me, particolarmente sensibile al linguaggio discriminatorio, fa giustamente notare che questo rivolgerti alle donne 'altre' in realta`  non e ` molto politically correct ( e nemmeno politicamente saggio). Che posto hanno gli uomini, le sex workers, le donne straniere, le trans  eccetera nel tuo appello? Sono forse loro persone indegne di beneficiare dei diritti che spettano alle 'altre' donne? Perche` sembri arrogarti il diritto di decidere quali donne scelgono consapevolmente e quali no la via della prostituzione? Perche` ti rivolgi solo alle italiane? Forse perche` l'80% di prostitute in Italia sono straniere?

Ma vogliamo dare diritto di parola a queste prostitute tanto vituperate dai giornali in questi giorni? La piantiamo di arrogarci il diritto di pensare per loro, parlare per loro, scegliere per loro? 

Nel mio piccolo, io ho intenzione e sono felice di farlo. E lo faccio linkando una intervista a Pia Covre, del movimento per i diritti civili delle prostitute,apparsa sul sito Gli Altri Online, che non e` propriamente una delle maggiori testate nazionali ( e questo dice molto sulla stampa nazionale). 
Per chi non lo sapesse, all'interno della tradizione femminista la questione dei sex workers e del diritto all'autodeterminazione e` una annosa questione che ha dato luogo ad accesi dibattiti e a diversi schieramenti. Semplificando molto c'e` chi considera sempre e comunque la prostituzione come una forma di violenza sulla donna (o sull'uomo) e chi, invece,  sostiene il diritto all'autodeterminazione e riconosce ai  sex workers quei diritti e doveri che spesso vengono loro negati. 

Mi sarebbe tanto, tanto piaciuto veder nascere un dibattito serio su queste tematiche all'indomani del bungabunga. Tanto. Invece, appunto, di un 'sindacato delle escort' ha parlato solo la Littizzetto , ma in tono canzonatorio. No, guarda, Lucianina: non c'e` proprio niente da ridere. 

Va be`, Concita, una uscita infelice puo` capitare a tutte. 
Io credo in un'altra Concita e so che tu, come me, speri che nelle manifestazioni di domenica ci sia davvero posto per TUTTI.
Mi auguro davvero che il mio non sia solo 'wishful thinking'...









Analfabetismo


Ho solo recentemente appreso che pare che, secondo la Commissione Europea, un quinto degli studenti italiani sia semianalfabeta. Cio` significa che, appunto, un quinto dei ragazzi italiani e` considerato 'privo delle capacita` fondamentali di lettura e scrittura'. 


E questo non e ` tutto. Pare anche che due terzi della popolazione italiana non abbia gli strumenti necessari, in quanto a formazione di base, per poter leggere un giornale, svolgere pratiche burocratiche, confrontare informazioni in maniera indipendente.


Si chiama analfabetismo 'funzionale'.