Eccomi qui di nuovo, all'indomani della manifestazione di cui ho parlato in altri post. Si parla di almeno un milione di persone in piazza :)!
Oggi segnalo un articolo, pubblicato settimana scorsa sul Corriere online e firmato da Olivia Guaraldo per due motivi: il primo e` che fornisce una analisi della situazione italiana contemporanea allo stesso tempo sofisticata e, tutto sommato, accessibile, il secondo e` che mi fornisce l'occasione per iniziare a parlare di Foucault, un pensatore a me molto caro e di cui, purtroppo, in Italia si parla sempre troppo poco. Mi scuseranno i lettori piu` adusi a letture foucaultiane per la- sicuramente eccessiva -semplificazione.
Vorrei partire dal contestualizzare alcuni dei termini foucaultiani che Guaraldo, un filosofo politico ( si`, dico 'filosofo' anche se e` una donna), utilizza nell'articolo: 'normalizzazione' e 'disciplinamento'.
L'attenzione principale di Foucault ( morto nel 1984) e` stata l'analisi delle relazioni di potere presenti nella societa` ( va ricordato che si e` occupato prevalentemente del mondo occidentale). Il suo nucleo teorico ruota attorno all'idea che, con la modernita`, sono cambiate le modalita` di esercizio del potere nella societa`. Da un modello, diciamo, in cui vi era un diretto esercizio del potere dall'alto da parte del sovrano (che aveva, tra l'altro, il potere sulla vita e sulla morte dei suoi sudditi), si e` passati ad un modello che vede la contemporanea presenza di molte tecniche di 'controllo' meno gerarchizzate ma non per questo meno efficaci nel 'governare' la vita delle persone ( Foucault parla di 'governamentalita`). In altre parole, se un tempo 'norma' ( cio` che e` tipico, standard, comune) e 'legge' non erano sinonimi, da un certo momento in avanti lo sono diventati.
Questo cambio di prospettiva nel concepire il ruolo e le modalita` di azione del potere non e ` stato privo di conseguenze ( e voglio far notare che non sto dando qui giudizi di valore ). Alla 'sudditanza' della schiavitu`e dello sfruttamento si sostituisce ( meglio, si accompagna) la sudditanza della 'normalizzazione' ( cioe` del rendersi conforme alla 'norma').
Come avviene questa normalizzazione, questo nuovo modo di esercizio del potere? Chi 'decide' cosa e` 'normale' e cosa non lo e`? Secondo quali criteri? A vantaggio di chi?
Ci sono tante dimensioni in gioco, a questo punto, e tutte interconnesse (dalla bio-politica alla soggettificazione al potere del sapere, per citare solo alcuni termini-chiave del pensiero di Foucault). Oggi mi soffermo su una sola di queste, quella che Guaraldo chiama 'disciplinamento'.
Per il filosofo francese istituzioni quali scuole, manicomi e ospedali ( ma anche la televisione, nel discorso di Guaraldo) sono da considerare agenti attivi nell' opera di 'normalizzazione' della popolazione in quanto sono istituzioni 'disciplinanti'. Queste istituzioni, infatti, accanto ad altre funzioni, hanno anche quella di 'educare' i 'corpi docili' dei membri della societa` a diventare conformi alla 'norma' attraverso pratiche di controllo sui comportamenti, emozioni e atteggiamenti ( psichici e fisici) delle persone. Questo e`, infatti, il significato della parola disciplina.
L'azione disciplinante da parte del 'potere' e` quello che Guaraldo chiama 'disciplinamento'.
In altre parole, certi tipi di comportamenti, di emozioni, di movimenti del corpo e non altri sono appropriati e diventano quindi 'normali' e certi altri non lo sono e diventano, quindi, 'anormali'.
Le conseguenze di questo modo di vedere l'azione nel potere nelle nostre vite sono molte. Vorrei soffermarmi su due di queste.
La prima e` che, nella nostra societa`, 'normale' e` sinonimo di 'sano'. La naturalizzazione ( o persino biologizzazione, come nel caso di certi dibattiti su 'gay si nasce') di certi comportamenti sociali implica, percio`, che chi non e` conforme a cio` che secondo SOLO ALCUNI e` 'normale', e` considerato 'malato'.
La seconda e` che la disciplina non e` solamente qualcosa che riceviamo dall'esterno. Nel tempo, infatti, essa diventa come una 'seconda pelle' per ognuno di noi: in altre parole DIVENTIAMO NOI I 'DISCIPLINATORI' DI NOI STESSI . Il che significa che per 'governarci' non c'e` piu` bisogno di ricorrere ai capricci di un sovrano...
Un esempio pratico ( semplificando)?
Le bambine, tradizionalmente, non si devono arrabbiare.
Se una bambina riceve uno spintone le viene insegnato di denunciare il fatto alla maestra.
Nei bambini, invece, arrabbiarsi e` considerato anche segno di carattere.
Se un bambino riceve uno spintone, gli viene insegnato di restituirlo- magari piu` forte ( o, per lo meno, viene tollerata una simile reazione).
Quali sono le implicazioni foucaultiane di quest'esempio?
Di fronte agli spintoni metaforici e non della vita, le bambine, per essere considerate donne e sane, non devono arrabbiarsi; i bambini, per essere considerati uomini e sani devono mostrare di saperlo fare. Chi non si adegua, lo fa a scapito di essere considerato tale ( uomo o donna sani) e lo fa al prezzo di varie forme di stigmatizzazione sociale.
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